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L'ora della Brenda – #8. Rai Play

  • Immagine del redattore: Brenda Lenoci
    Brenda Lenoci
  • 18 mag 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Ciao a tutti miei cari amici e bentornati all’Ora della Brenda!

Oggi è una giornata emozionante, una ripartenza che ci coinvolge tutti, ma nonostante la trepidazione cerchiamo di non dimenticarci le cose essenziali, ovvero la responsabilità nel rispetto delle regole! Spero siate emozionati quanto me; io personalmente non vedo l’ora di vedere le mie care amiche. 

Per questa giornata particolare voglio saziare la vostra fame pomeridiana con tre cremosi pasticcini direttamente da Rai Play (piattaforma che ricordo essere accessibile da qualsiasi dispositivo gratuitamente), che spero possano rallegrarvi in qualche modo. 

ANDIAMO A COMINCIARE!


Il primo film che vi consiglio è: Tutti i santi giorni del 2012 con la regia di Paolo Virzì. Il film è ispirato al romanzo “La generazione”, scritto da Simone Lenzi. Nel 2013 ha vinto un David di Donatello per la Miglior canzone originale (Tutti i santi giorni di Virginiana Miller). Una storia d’amore molto divertente, come i due protagonisti: Guido, interpretato in modo estremamente sensibile da Luca Marinelli, toscano dolce e gentile, impacciato e molto acculturato, che lavora come portiere d’albergo, e Antonia,  impersonata da Thony, siciliana e più spavalda, lavora in un autonoleggio e ha un gran talento per la musica. Sarà proprio questa a farli incontrare, innamorare, perdere e infine a fargli ritrovare il loro amore in una Roma distratta (con una elegante colonna sonora scritta e cantata proprio dalla stessa Thony). Due personalità estremamente diverse ma clamorosamente compatibili, si completano donandosi amore a vicenda, in maniera del tutto “normale”. Dico questo perché Virzì riesce sempre, secondo il mio parere, a mettere in scena una normalità che sempre e comunque troverai curiosa e sorprendente. Un racconto intimo di una coppia che nella sua totale precarietà cercherà in tutti i modi di avere un figlio, senza mai perdersi troppo d’animo. Un percorso difficile dove si toccheranno anche le corde più drammatiche. Una commedia all’italiana diversa dal solito, forse per la sincerità con cui viene raccontato il tutto, merito anche di due interpretazioni meravigliose. Nonostante tutte le difficoltà vanno avanti, almeno ci provano. 


Il secondo film che vi propongo è un’altra commedia, in questo caso di formazione: La mafia uccide solo d’estate del 2013 con l’esordio alla regia di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. È un film che riguardo sempre con piacere perché non mi stanca mai e da cui è stata tratta anche una serie televisiva. In questa pellicola Pif porta sul grande schermo il suo stile registico che molti hanno conosciuto attraverso il suo programma su Mtv “Il testimone”. Un linguaggio comunicativo ben preciso dove lui si riprende con la propria telecamera esprimendo le sue riflessioni, sempre contornate da un velo di suggestiva ironia. Ambientato in particolare modo nella Palermo del 1992, narra la storia di Arturo, del suo segreto amore per Flora, del suo amore ben più pubblico per Andreotti, il suo sentirsi diverso e di una popolazione palermitana che sembra non voler vedere (o forse non vedeva sul serio) quello che stava accadendo in quegli anni: l’atroce sanguinosa stagione dell'attività criminale di Cosa Nostra. Attraverso le sue vicende e ricordi d’infanzia si racconta della Mafia in termini paradossali, fino a riderci anche sopra, ed è proprio questa l’intelligenza emotiva del film. Vediamo un Arturo che cresce passivamente senza grosse ambizioni, finché gli attentati a Falcone e Borsellino lo sveglieranno dal suo coma profondo obbligandolo a ribellarsi a ciò che stava accadendo, abbandonando la propria pigrizia. Quello che percepiamo in modo molto trasparente è la ferita ancora troppo aperta che tutto questo ha causato e che ahimè continua a causare sotto gli occhi di tutti. Pif ci ricorda che, se lo vogliamo, la rivolta è possibile. 



Infine, vi svelo un programma molto recente: Non Voglio Cambiare Pianeta un docutrip che vede come protagonista Jovanotti, diviso in 16 episodi della durata di 13 minuti circa. Una vera sopresa! Un racconto introspettivo dove Jovanotti si mette a nudo ricercando sé stesso nella solitudine di un viaggio di 4000 km in bicicletta da Santiago del Cile a Buenos Aires. Faticoso sotto ogni punto di vista, lui stesso infatti afferma di non aver badato molto alla programmazione delle giornate ma di esser andato più di istinto ascoltando i messaggi che il suo corpo cercava di inviargli. voleva arrivare a Buenos Aires senza avere una data di scadenza. La musica ovviamente accompagnerà questo lungo percorso fisico ma anche spirituale. Con il suo modo di fare giocoso e sincero ci fa sentire parte di un viaggio dove si cercherà inconsciamente di capire il mondo che ci aspetta! Panorami mozzafiato e una calorosa personalità vi faranno sicuramente compagnia. 


Bene, per questa settimana il mio compito è terminato. Ci vediamo lunedì prossimo con i miei consigli per Sky

Buona merenda a tutti!


La vostra Brenda

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