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The Boys - In attesa della seconda stagione

  • Immagine del redattore: Daniela Pellacani
    Daniela Pellacani
  • 3 ago 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

Con questa opinione non richiesta, vi invito alla visione di The Boys, serie tv prodotta da Amazon e ideata da Erik Kripke (padre della serie Supernatural), tratta dall’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson.

In un mondo in cui quello dei supereroi è un business (gestito dalla Vaugh America), si ricostruisce in clandestinità la squadra dei Boys, ex agenti CIA, con il compito di indagare e smascherare gli abusi che i Sups (i supereroi) fanno dei loro poteri. In questo gruppo è coinvolto il “piccolo” Hugh, vittima degli effetti collaterali delle operazioni dei supereroi.

La trama ci presenta un cosmo rovesciato, in cui gli eroi passano dalla parte del torto e tocca a persone comuni dargli una lezione. La premessa (condita dalla promessa di una certa dose di violenza) è molto appetitosa, sia per gli appassionati del genere (che magari hanno anche letto i fumetti) che per gli spettatori occasionali.


The Boys è stata la prima cosa che ho guardato con il mio abbonamento Amazon Prime nuovo di zecca e le mie aspettative erano alte. Terminata la visione mi sono chiesta: è davvero così sconvolgente?

Senza voler aprire un confronto, vanno fatte delle considerazioni relative alla nascita di questa storia come fumetto: per la sua violenza è stata una novità nel suo genere, tanto che la Dc Comics, per salvaguardare il proprio universo supereroistico, la cedette alla Dynamite Entertainment; il primo volume uscì nel 2006. La serie tv, prospettata già nel 2006, è in produzione solo dal 2017 ed esce nel luglio 2019. Dopo che erano già usciti Watchmen (Zack Snyder, 2009) e Kick-Ass (Matthew Vaughn, 2011), entrambi tratti da fumetti e, perché non citarla, anche la pellicola italiana Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2016). Insomma, The boys esce (probabilmente approfittando del successo attuale del genere supereroistico) dopo che la figura del supereroe ha già perso l’aureola. Va anche rivista la promessa di brutalità ed azione che il trailer ci propone: siamo in un contesto televisivo in cui la violenza è stata ampiamente sdoganata e non mi vergogno di dire che credevo questa serie fosse molto più cruda (ci sono diversi resti umani, ma nulla che The Walking Dead non ci abbia già mostrato). Le dinamiche di questo universo sono state ampiamente censurate: l’alto contenuto di violenza grottesca e sesso che è parte integrante della storia, è di necessità ridotto per poter essere presentato a un pubblico più ampio possibile; se è l’abuso dei poteri, più che le loro disattenzioni, a renderli detestabili, la censura di questi contenuti ha un inevitabile impatto sulla forza dei personaggi.


Fatta questa premessa, ridimensionata la sua portata, The boys rimane una serie interessante, che offre un’immagine inedita dei supereroi: persone dotate di superpoteri ma non per questo migliori esseri umani.

È Billy Butcher (Karl Urban) a darci le premesse necessarie a comprendere questo universo narrativo: “Sups lose hundreds of people each year to collateral damage.” Un elemento che già conosciamo (il supereroe che deve fare a patti con la potenziale distruttività del suo potere quando per errore fa una vittima nel tentativo di salvare qualcuno) è completamente ribaltato: le vittime collaterali per questi supereroi sono un’eventualità non solo considerata, ma anche accettata, con tanto di avvocati pronti a far firmare liberatorie e accordi di riservatezza. Dite pure a Peter Parker che se per salvare Mary Jane deve far precipitare un autobus pieno di gente, è autorizzato a farlo.

Quello dei supereroi è trasformato in un business (con un occhiolino alle grandi major del fumetto), in cui ogni missione è parte del marketing quanto una action figure e di conseguenza va decisa ed orchestrata con attenzione, così come la personalità di ogni eroe è ricostruita per rispondere a determinati caratteri (e costumi, il restyling di Starlight è esemplare). Noi spettatori siamo simili a Starlight (Erin Moriarty), cresciuti col mito dei supereroi e messi davanti alla verità: un teatrino gestito da un’azienda.

Eppure dell’abuso dei poteri rimane solo questo, i danni collaterali (il racconto dei quali, inoltre, è ridotto a una scena spiegone in cui Billy Butcher può dare di nuovo prova della sua “cazzutaggine”): non c’è davvero un supereroe che usa i propri poteri a proprio vantaggio o a svantaggio degli altri (a parte Translucent e, ne parleremo, Patriota), le prevaricazioni che questi compiono sono le stesse delle persone comuni (la violenza subita da Starlight ricorda una situazione fin troppo ricorrente nel mondo reale) e anche la loro “depravazione” non è così sconvolgente – Ezechiele (Shaun Benson) non è molto altro che un ipocrita, mentre l’incidente che incorre tra Popclaw (Brittany Allen) e il padrone di casa è a dir poco ridicolo (e no, non è definibile splatter).

Una delle chiavi che rendono interessante The Boys è allora proprio il mostrarci la natura umana del supereroe, ma intesa nei suoi aspetti più negativi (egoismi, fame di notorietà, viltà, avidità…).


Un altro elemento che potrebbe essere scontato ma risulta nuovo è l’ambiguità del concetto di bene e male: i supereroi non sono buoni e quelli che sono i “buoni”, i Boys, non sono dei santi: la squadra guidata da Billy Butcher, non esita a uccidere e usare la violenza sui Sups, eleggendosi a “giustizieri” per tutti quelli che non si sono potuti difendere (anche se di sculacciate questi supereroi ne prendono davvero poche in questa prima stagione). È davvero così nobile quello che li spinge ad agire? Nel corso della stagione si comprende che Billy è mosso dal risentimento personale e che il suo è un intento di vendetta, furioso e cieco, per il quale non esita a mettere in seria difficoltà i suoi stessi compagni e a mietere vittime innocenti; questo lo rende molto meno affascinante come uomo, ma certo più originale e credibile dei tanti “belli e dannati” che popolano le narrazioni (apparentemente oscuri e spietati, ma alla fine pieni di nobili sentimenti – pare che, persa la moglie, Billy sia realmente rimasto privo di qualità positive). Anche lui è un personaggio che sconfessa lo stereotipo cui appartiene.

Così come Patriota: volto dell’America, “parodia oscura” di Superman e Capitan America, si rivela essere il vero villain della serie. Se in sé non è molto più che un uomo con degli evidenti problemi psicologici, la particolare forza del personaggio sta nella tensione che si crea fra gli opposti che incarna: nell’universo narrativo della storia è l’Eroe per eccellenza, ma noi lo conosciamo come il supereroe più spietato, portatore di un senso di giustizia distorto (la prima scena dell’aereo non ha bisogno di commenti), che fa di tutto per proteggere la sua posizione non tanto di privilegiato (come gli altri eroi) quanto di paladino dell’America (di cui è un incredibile ritratto). È emblematica (e geniale da un punto di vista narrativo) l’operazione che compie per rinsaldare questa posizione: consapevole che per esistere un eroe debba esserci anche la sua nemesi, letteralmente la crea.

È in fin dei conti questa coppia di personaggi “narrativamente” ambigui, Billy e Patriota, che catalizza l’attenzione, rubando la scena a quello che è l’effettivo protagonista della serie, Hugh Campbell (Jack Quaid), che pure si inserisce bene nella variopinta squadra dei Boys, a fianco di Latte Materno (Laz Alonso), Frenchie (Tomer Kapon) e, in un secondo momento, La Femmina (Karen Fukuhara) – questi ultimi due sono tra i personaggi meglio riusciti. Il gruppo dei Seven ( i sette maggiori supereroi della Vaugh) è contrapposto alla compattezza (almeno lavorativa) dei Ragazzacci: la non unità del gruppo di supereroi ci viene mostrata continuamente, non agiscono mai realmente insieme (quando agiscono davvero, per loro iniziativa, sono sempre soli) se non quando vengono formate le coppie d’azione dal team mediatico che li gestisce.


I Sups non trovano uno spazio molto ampio per farsi conoscere dallo spettatore, rendendo difficile empatizzare con loro: la figura di Abisso (Chace Crawford) rischia di diventare incomprensibile, in bilico fra disprezzo, miseria e grottesco; Queen Maeve (Dominique McElligott) potrebbe essere una figura femminile sfaccettata, ma non abbiamo il tempo per conoscerla; il dramma di A-Train (Jessie Usher) e Popclaw è liquidato in pochi minuti. Di Translucent, che pure è quello con cui passiamo più tempo, non sappiamo nulla (e sospetto che una certa scelta relativa al personaggio, che è quasi un buco di trama, sia stata fatta per inserire un po’ di sangue e resti umani).


La prima stagione di The Boys ci presenta la squadra, i suoi nemici, gli alleati, le forze in campo e il campo di battaglia; questa stagione è funzionale (come molte prime stagioni ormai) all’esistenza di una seconda, in uscita il 4 settembre 2020 su Amazon Prime. Noi lo aspettiamo con curiosità.

Il teaser promette ancora più sangue: si spera non lo abbiano usato tutto per il trailer.

 
 
 

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